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ABBIAMO 12 ANNI DI TEMPO PER IMPEDIRE CHE LA TEMPERATURA MEDIA GLOBALE AUMENTI PIÙ DI 1,5°C
I governi del pianeta hanno approvato in una riunione in Corea del Sud il rapporto “CAMBIAMENTI CLIMATICI: "1,5°C: la strada per contenere il riscaldamento del Pianeta", dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico

Il rapporto è il risultato del lavoro di 91 autori di 44 nazionalità diverse, con 133 autori di sostegno, sono stati esaminati 6.000 riferimenti sceintifici e nelle revisioni sono stati considerati oltre 42.000 commenti di esperti e di governi.
Il rapporto dice che al ritmo attuale entro il 2030 l’aumento della temperatura media globale sarà superiore agli 1,5 °C. Quanto previsto dallo stesso Accordo di Parigi è in parte superato dalla rapidità dei cambiamenti in atto.
IPCC (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico)
Organizzazione Internazionale d
http://www.ipcc.ch/report/sr15/
Consentire l’aumento della temperatura media globale oltre 1,5°C significherebbe giungere ad un punto di non ritorno, l’ecosistema del pianeta muterebbe radicalmente:
- Il livello dei mari che si alzerebbe a livello globale di 10 centimetri, cambiando radicalmente la condizione di milioni di persone che vivono lungo le coste;
- gli oceani andrebbero incontro a processi sempre più intensi di acidificazione, con conseguenze molto gravi per la flora e la fauna marina;
- si verificherebbero periodi sempre più torridi ed eventi climatici estremi;
- si renderebbe sempre meno produttiva la coltivazione dei cereali, la prima fonte di nutrimento per miliardi di persone in buona parte del mondo, ed in generale si avrebbero gravi difficoltà per l’agricoltura.
- Effetti gravi sulla salute per la diffusione di malattie e distruzione di una parte importante dell’habitat vegetale, soprattutto delle zone umide.
Il rapporto effettua una analisi dettagliata degli effetti del riscaldamento globale.
Riscaldamento per regione nella decade 2006-2015 rispetto al periodo preindustriale
L’obiettivo di mantenre l’aumento della temperatura globale al di sotto di 1,5°C richiede un grande sforzo tecnologtico ed economico.
Il rapporto valuta che gli investimenti necessari per rimanere sotto gli 1,5 °C dovrebbero essere pari a circa 2mila miliardi di euro tra il 2016 e il 2035, solo per quanto riguarda i sistemi energetici. Nell’economia globale può essere una grande opportunità di sviluppo, perché di fatto apre nuove possibilità nella produzione e ci sarebbe una spesa molto più contenuta per contrastare gli effetti del riscaldamento globale.
Infografica di sintesi della presentazione del rapporto
Si rende necessario avviare una fiscalità ambientale e procedere alla decarbonizzazione. Viene richiesto l’abbandono totale del carbone entro il 2025 e l’abbandono della energia fossile entro il 2050.
Le emissioni di CO2 nette globali prodotte dall'attività umana dovrebbero diminuire di circa il 45% rispetto ai livelli del 2010 entro il 2030 e produrre l’85 per cento dell’energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2050.
Viene valutata la necessità di allocare almeno 7 milioni di chilometri quadrati (l’equivalente della superficie dell’Australia) alle coltivazioni per i biocarburanti.
Entro queste date l’energia dovrà essere alimentata da fonti rinnovabili e il consumo dovrà essere fortemente ridotto con un notevole aumento della efficenza energetica.
Questo vuol dire che ogni emissione rimanente dovrebbe essere bilanciata dalla rimozione di CO2 dall'atmosfera.
L’obiettivo è di un mondo senza CO2. Il budget di anidride carbonica rimanente dovrà essere riassorbito principalmente con l’allargamento delle foreste. C’è poca fiducia su altrre forme tecnologiche di assorbimento della CO2.
Quindi devono essere spostati gli investimenti dall’energia fossile alle rinnovabili e alla efficenza energetica.
Ci dobbiamo quindi indirizzare rapidamente ad una economia non “carbonizzata” e in grado di eliminare il residuo di CO2.
Si deve incrementare fortemente il prezzo sulla CO2 e riconoscere che l’anidride carbonica crea un danno economico, che va compensato.
https://www.qualenergia.it/articoli/con-i-prezzi-piu-alti-della-co2-accelera-il-conto-alla-rovescia-del-carbone-in-europa/
Da qui al 2023 il prezzo del carbonio a carico delle imprese che inquinano potrebbe infatti arrivare fino a 40 euro a tonnellata (in Italia è arrivata a 4-6 euro a tonnellata per arrivare a 20). A questa cifra, calcolano gli esperti, tra il 2019 e il 2023 si potrebbe evitare l'emissione di 400 milioni di tonnellate di CO2.
Serve un regime fiscale ambientale, in grado cioé di penalizzare chi produce CO2 e di agevolare chi risponde agli obiettivi di decarbonizzazione. In Svezia la “carbon tax” è di circa 130-170 € per tonnellata di di carbonio.
Servono quindi da subito enormi investimenti, con una spesa annua pari al 2,5 per cento dell’intero prodotto interno lordo mondiale per almeno 20 anni.

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